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Salvador Ginori Lozano
Dicere • 6 (julio-diciembre 2024) • ISSN 2954-369X • DOI: https://doi.org/10.35830/dc.vi6.105
che ha una tal voce si dicesse... date tutta la voce; sicu-
ramente non se gli correggerebbe l’errore; anzi se glielo
sarebbe maggiore, perché così non ne vien punto corretta
la qualità cattiva, ma piuttosto accresciuta l’irregolare, e
cruda essibilità. In questo caso, dunque, si deve ritenere
allo scolare la voce a quel grado, che sia proporzionato
alle di lui forze, ed età: E con assidua attenzione si deve
poi procurare di addolcirgli la voce stridente, che ne com-
pone gli acuti; acciò l’intero registro sia perfetto nella sua
totale uguaglianza”. Mancini, Pensieri e riessioni, p. 78.
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“Questi vantaggi non si potranno acquistare se non
con assidua diligenza, regolata da un solfeggio tessuto
con note di valore, il quale deve circolare dal grave, e
passare nelle voci di mezzo, e nalmente frammischiarvi,
ed unirvi le voci acute. L’unione di queste voci devono
formare un misto sì perfetto, che non guasti l’unione
dell’intero registro. Non si può sperare di ottenere tutto
ciò se si uscirà dall’indicata regola, poiché con la sola
posatezza, e spianar di voce se ne può emendare la cru-
dità, e lo strido. Arrivato con questo mezzo lo scolare al
possesso d’una felice, e sicura esecuzione, potrà stender
poi quei passi, che gli saranno guidati dal sapere, e dal
retto suo discernimento acquistato con l’esperienza”.
Mancini, Pensieri e riessioni, pp. 78-79.
20 “L’altra qualità dì voce, che abbiamo notata per difet-
tosa, ma correggibile con lo studio, e con l’arte, è quella,
che è limitata dì registro, e alquanto debole. Questa qua-
lità di voce è al certo svantaggiosa, perché solo atta ad
agire con qualche buon esito nei siti ristretti: svantaggio
molto notabile, perché la necessità ci costringe di can-
tare ora in un luogo ampio, ed ora in un ristretto. Non si
deve per questo assolutamente abbandonare una simile
voce, perché siamo sicuri che con lo studio le si possono
somministrare quegli aiuti, che bastino per renderla più
ricca, e forte. La maggior parte de’Maestri credono poter
correggere il difetto d’una simile voce col far cantare lo
scolare nella lezione giornale a piena gola, sperando che
a forza di far gridare e stridere lo scolare, questi possa
acquistare lena maggiore, e rinvigorire l’indebolito regi-
stro”. Mancini, Pensieri e riessioni, pp. 79-80.
21 “Mi resta ora a parlare ancora delle vocette sottili, e
deboli nell’intero loro registro, che, secondo me poco
vagliono, perché qualunque voce deve avere un buon
corpo. Si osservano ordinariamente queste voci debolis-
sime nelle corde di petto, e la maggior parte prive delle
voci gravi, ma ricche di acuti, o siano voci di testa. Se
a questa qualità di voce gli si procurerà aumento, e ro-
bustezza, da vocetta infelice potrà divenire voce buona,
grata, e stimabile. Per ottenere tutto questo non v’ è, a
mio credere, il più sicuro mezzo, che di far cantare per
qualche tempo una tale vocetta nelle sole corde di petto”.
Mancini, Pensieri e riessioni, p. 83.
22 “L’esercizio dovrà farsi con un solfeggio posato; ed
acciocché la voce guadagni maggior corpo, e distesa, vi si
dovrà, per quanto sia possibile, frammischiare delle voci
gravi, facendo nel medesimo tempo capire allo scolare,
che tutte queste voci devono essere non solo sonore, e
purgate da ogni difetto, ma anche proferite, e vocalizzate
con pronunzia rotonda, e maestosa, ane di togliere loro
quella pronunzia puerile, che suole essere connaturale alle
menzionate vocette. Vinta una dicoltà si importante,
vi si deve unire il resto della voce, che ne compone il
registro, e siccome questa porzione di voce è alla qualità
di essa favorevole, così l’unione riuscirà certo facile, e
felice”. Mancini, Pensieri e riessioni, pp. 83-84.
23 Mancini, Pensieri e riessioni, p. 99.
24 “Messa di voce chiamasi quell’ atto, con cui il Pro-
fessore dà a ciascuna nota di valore la sua graduazione,
mettendovi al principio poca voce, e poi con proporzione
rinforzandola sino al più forte, ritirandola nalmente colla
medesima graduazione, che adoprò nel salire”. Mancini,
Pensieri e riessioni, pp. 99-100.
25 “Replico, che lo scolare non deve presumere di poter
eseguire la messa di voce, se prima non avrà acquistata
nel modo di sopra additatogli l’arte di conservare, rin-
forzare e ritirare il ato: giacché da questo solo dipende
il dare la giusta, e necessaria graduazione alla voce. Tro-
vandosi dunque in stato di sostenere le note di valore,
dovrà lo scolare esercitarsi a dare a ciascuna nota la gra-
duazione, e quel proporzionato valore, a cui possa senza
sua gran pena resistere: vale a dire, da principio vi metterà
poca voce, e poi con proporzione l’anderà rinforzando
a un certo grado dovuto, dal quale nalmente la ritirerà
con quei medesimi gradi, che aveva adoprato nel salire”.
Mancini, Pensieri e riessioni, p. 99.
26 Mancini, Pensieri e riessioni, p. 27.